Non mi ricordo più l'ultima volta che ho dormito così tanto... Che bella sensazione.
Dormire… con la consapevolezza, al primo risveglio, che non ci sarà una sveglia a sentenziare l'inizio della giornata... ma solo qualche pensiero nel quale cullarti, fino a riaddormentarti per un'altra oretta abbondante… e così via.
Peraltro qua è inverno. Questo significa dormire al calduccio sotto le coperte che nella fattispecie invogliano ancora di più a crogiuolarsi in questo scricchiolante letto.
Inoltre le coperte dell'Acacia, residuo indubbiamente Peronista, hanno il potere di intrappolarti sotto il loro peso specifico pari a quello di Marlon Brando ultimo periodo (you can't see california without his eyes) rendendoti incapace di un qualsivoglia movimento.
Sconfitta la pigrizia, Anne e Tito ci hanno gentilmente portato a spasso per la ciudad, dandoci le prime dritte su come starci dentro, portandoci a prendere un cafferino in una suggestiva piazzetta di Palermo Viejo e soprattutto facendoci visitare il laboratorio di un loro amico, tale Pato, giovane “designer-artigiano” che ha a curriculum anche una presenza in quei della settimana del design ma che con quello stormo di stronzi (al 95% della loro popolazione), poco ha di cui spartire.
Rettifico infatti subito il termine precedentemente utilizzato convertendolo in “artigiano-designer”… molto più adatto al genuino individuo in questione.
Il bello di questa visita è infatti stato come Pato, al nostro ingresso nel laboratorio, non si sia posto alcun interrogativo su chi fossimo, se potessimo essere minimamente interessati ai suoi “mestieri” e tantomeno ancora se noi capissimo perlomeno una sega (attrezzo da laboratorio) di tutto quello che lui ci andava esplicando. Il fatto è che ci metteva talmente tanto entusiasmo abbinando alle parole le spiegazioni pratiche, che non ha potuto che catturare la nostra attenzione e la nostra simpatia.
Cazzo io ci spero proprio che Pato possa sfondare con il suo mobilio nato dall’intreccio di metri e metri di filo plastico derivato dal riciclo di bottiglie di Coca-cola di plastica oppure dalle suppellettili create con gli scarti della Dupont!
Alla fine di questa immersione in quello che potrei definire un piccolo paradiso dell’applicazione delle teorie economiche di apprendimento e raggio d’azione, mi sono sentito come se avessi partecipato ad una unit o unidad (a seconda di quale lingua si stia studiando) di un qualsivoglia libro per principianti… nella fattispecie:
“Unidad numero uno – En el laboratorio de Pato”
Escucha el joven artista explicando sus actividades y contexta a las preguntas que siguièn.

3 commenti:
A parte che non ho capito assolutamente nulla della parte in spagnolo... complimentoni per aver citato i fantastici slipknot (you can't see california without Marlon Brando's eyes)...
Vedrai che lo spagnolo lo imparerai in fretta... non oso immaginarmi alle prese con il Portoghese di cui per ora conosco solo alcune parole (ma poche poche)...
Vale
senti, tu non mi conosci, ma mi saluti quella svalvolata della cami?
bella perri. te li faccio anche di qua, più per dimostrarti che ti seguo in silenzio ma ti seguo. Auguri!
Agi
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